A partire dalla fine degli anni ’80, quando Genova si preparava a festeggiamenti delle Colombiadi, ovvero i 500 anni dalla scoperta dell’America, anno 1992 dunque, il centro storico di Genova, immenso dedalo di vie intrecciate in un infinito saliscendi, ha iniziato una lenta, ma tutt’oggi interminata, rinascita. Nel 2004 poi, anno in cui la città è stata insignita del prestigioso ruolo di Capitale Europea della Cultura, ulteriori lavori di riqualificazione lo hanno reso sempre più appetibile e conosciuto tra i turisti di tutto il mondo. Si tratta del centro storico più esteso d’Europa, che, dopo essere stato il centro del potere ai tempi in cui la città era davvero la Superba, torna ad essere il fulcro della vita della città.
Per gettare un primo sguardo e farsi un’idea d’insieme del centro storico e dell’intero profilo della città, si può passare sulla strada sopraelevata, una controversa arteria che, pur garantendo un punto di vista unico ed un rapido attraversamento della città, non è propriamente gradevole alla vista e, cosa assai peggiore divide la città dal suo mare, molti sono i progetti che la vogliono abbattuta, ma ancora nessuna alternativa è stata considerata altrettanto valida per la mobilità cittadina. Il primo impatto, imboccando la sopraelevata dall’uscita autostradale di Genova Ovest, si ha con una serie di grattacieli costruiti negli ultimi anni nel quartiere ponentino di Sampierdarena, una volta cuore dell’ormai defunta industria pesante genovese ed italiana. In rapida successione apparirà ai vostri occhi la ‘mitica’ Lanterna, simbolo di Genova e tutt’oggi faro attivo per la navigazione. Subito dopo, affacciato sul porto adibito alla navigazione civile, ecco il moderno Terminal Traghetti, punto d’imbarco per le decine di migliaia di turisti che da Genova salpano verso Sardegna, Corsica, Sicilia, Spagna e Tunisia.
Capo di Leuca è il limite meridionale della Puglia, Tacco del Tacco d’Italia sui generis sotto molti punti di vista, dove il tempo sembra essersi fermato ad un’epoca antica, più autentica e assolutamente meritevole di essere indagata con gli occhi del curioso esploratore.
Sono sempre più numerosi i turisti che scelgono di prenotare un b&b a Santa Maria di Leuca oppure optano per case vacanze a Torre Pali come base di appoggio da cui partire alla volta delle incredibili fascinazioni del profondo Sud del Salento.
Fascinazioni che si esaltano nell’incredibile spettacolo naturale delle correnti adriatiche e quelle ioniche che si incontrano. A Leuca, sotto il faro che da decenni sormonta la vedetta del Capo, il mare si lascia sezionare a metà, le acque dei due mari si baciano restando ognuna al proprio posto e perdendosi perpendicolarmente all’orizzonte marino.
E poi le torri d’avvistamento che cingono quasi completamente il profilo costiero, crollate a metà, a pezzi, emblema di una storia di minacce e dominazioni dello straniero cui il Salento non seppe mai porre una vera difesa.
Genova e la Liguria sono terre piene di luoghi poco conosciuti e ricchi di storia, tutti da scoprire: oggi andiamo alla scoperta delle cartiere di Genova Voltri. Quartiere dell'estremo ponente genovese, affacciato sul mare, Voltri ha una antica storia da raccontare in merito alle industrie cartarie. Per molti secoli, fino al 1800, nell'entroterra di Voltri era concentrata la produzione cartaria, conosciuta ed apprezzata in tutto il Mediterraneo fin dal Rinascimento. Le condizioni ambientali ottimali, favorirono il sorgere di questa filiera produttiva: l'acqua era abbondante, i monti scoscesi alle spalle della città permettevano ai torrenti di scorrere con grande impetuosità, l'abbondanza di legname e la vicinanza del mare, favorirono la nascita e lo sviluppo dell’arte cartaria che, per secoli, si tramandò di generazione in generazione. Nella sola valle del fiume Leira ed attigue erano ben 104 le cartiere operanti nel 1770: oggi solo due rimangono in attività, la cartiera Grillo lungo il torrente Acquasanta e la cartiera San Giorgio, nella valle di Fabbriche lungo il torrente Cerusa. I particolari edifici che ospitavano queste industrie sono stati abbandonati in alcuni casi, mentre molti altri sono stati trasformati in abitazioni oppure ospitano tutt'oggi altre attività produttive o economiche. Un'idea di come fosse questa valle all'epoca delle cartiere e del processo produttivo della carta, si può avere visitando il Museo della carta ad Acquasanta, frazione del comune di Mele.
Il museo ha sede nell’antica cartiera Sbaragia finemente ristrutturata: al suo interno si possono rivivere le antiche fasi di produzione della carta attraverso un percorso particolarmente interessante perché si possono vedere tutti i macchinari originali ottimamente conservati, nei luoghi che per secoli sono stati deputati alla produzione del prezioso materiale. Oltre al museo stesso, è tutto il territorio delle valli Leira e Cerusa a raccontarci la storia di secoli di produzione: la canalizzazione delle acque ottenuta grazie ai bei (in dialetto locale), canali artificiali che portavano l’acqua verso le cartiere o verso le ferriere (un'altra industria che ha caratterizzato la vita e lo sviluppo economico di queste valli nei secoli scorsi), le antiche molasse che si possono vedere un po’ ovunque e che sono delle grandi ruote di granito utilizzate per sminuzzare il pisto, composto di fibre naturali che permette la produzione di carta all'interno delle pille (vasche di marmo), si possono trovare sia nella zona delle Ferriere sopra Fondocrosa a Mele, che, ad esempio, nel complesso immobiliare dei Ciliegi in direzione Acquasanta.
La Toscana è talmente ricca di bellezze naturali che alcune di esse, forse le più preziose, restano sconosciute ai più. Tra queste è senz’altro annoverabile la ‘magica’ foresta del Berignone: dal 1995 l’intricato complesso boschivo è stato istituito quale Zona protetta dalla Regione Toscana. Ben 2170 ettari di territorio della Val Di Cecina sono occupati da questa foresta immensa. Grande fonte di legname in antichità, la foresta è stata storicamente importante anche per l’estrazione del sale: dalle moie, conche naturali in cui si formavano pozze di acqua salmastra, veniva prelevata la salamoia e fatta poi evaporare mediante l’utilizzo di caldaie alimentate dalla legna proveniente dai boschi del Berignone.
La formazione dei minerali che costituiscono la struttura del Berignone, ovvero rocce sedimentarie, conglomerati, marne, argille frutto di antichi depositi lacustri, risale al miocene superiore, databile quindi tra i 7 e i 9 milioni di anni fa.
Numerosi sono i corsi d’acqua che attraversano la foresta: il fiume Cecina, i torrenti Fosci, Sellate, Botro del Rio e moltissimi altri piccoli ruscelli che caratterizzano la foresta costituendo angoli di suggestiva bellezza.
La natura selvaggia ed intricata del bosco, qui la fa da padrona: moltissime sono le varietà vegetali che popolano la foresta: corbezzoli, filliree, lecci, lentischi, ginepri, mirti, viburni, eriche sono diffusissime, ma si trovano anche querce, cerri e roveri. Salendo in collina, sui crinali più elevati, si possono trovare aceri campestri, carpini neri e ornielli. Accanto alle piante di alto fusto, anche la vegetazione erbacea offre grande varietà: ranuncoli, bucaneve, primule, cisti, ellebori, viole, rose canine e numerosi tipi di orchidee.